Con l’occasione Biagioli fa chiarezza su valori sociali,
sicurezza, elezioni Figc e gestione dello stadio.
“Quest’anno gli auguri di Natale non sono certo di circostanza, è un momento ancora difficile, abbiamo imparato tutti che la situazione è seria e non possiamo permetterci errori. Auguro a nome di tutta la società di passare questi giorni con serenità ed attenzione, ridando il giusto valore a ciò che ora ci è negato, in modo che, quando torneremo ad una nuova forma di normalità, potremo apprezzare quello che ci sembrava scontato e dovuto. Buone Feste a tutti, sfruttiamo questo periodo particolare per migliorarci, sperando che il 2021 sia l’anno del ritorno ai contatti sociali, dopo un 2020 in cui abbiamo perso anche amici e figure storiche di questa ultracentenaria società”.
Gli auguri del presidente Biagioli sono rivolti a tutti gli “amici dell’Orvietana”, dai tifosi, ai tecnici, allo staff, ai ragazzi che a tutti i livelli indossano la maglia biancorossa. Con l’occasione il presidente tiene a puntualizzare diversi aspetti.
Come sono passate queste settimane con tutta l’attività sportiva ferma?
“L’Orvietana, intesa come società, non è mai stata inattiva. Abbiamo fatto fronte a tutto ciò che ci competeva, dalle situazioni organizzative, a quelle economiche. E’ difficile ipotizzare cosa accadrà, se e quando si potrà tornare ad allenarsi e giocare e con quali protocolli, ma proprio per la complessità delle situazioni non possiamo permetterci di distrarci e dobbiamo sempre essere vigili su tutto ciò che accade, mettendo la sicurezza e la salute al primo posto”.
Sono imminenti le elezioni in FIGC Umbria, forse ci potrebbero essere due candidati, in un periodo come questo cosa chiedere a chi sarà eletto?
“Come ho già detto prima, bisogna essere pronti ad ogni evenienza, guardare in faccia la realtà e prendere decisioni anche coraggiose. Sappiamo bene che nei mesi scorsi non è stato sempre così, l’attuale presidente Repace è un uomo che sa comandare, anche se ripeto avrei gradito più fermezza nelle decisioni dei mesi scorsi. E’ vero che sono tanti anni che è seduto su quella poltrona, ma in questo momento non mi pare sia saggio cambiare, fosse stata una situazione normale magari si sarebbe potuto pensare a qualche figura nuova, ma le candidature devono venire dalle società, partendo dal basso insomma”.
Quando mai si ripartirà non mancheranno certo le difficoltà, quali le maggiori?
“Premesso che non voglio dare peso a quanto detto dal ministro Spadafora, su vincolo sportivo e lavoratori nelle società dilettanti, perché mi sembra una sparata fuori dalle dimensioni delle nostre realtà, insomma qualcosa di talmente assurdo da non poter essere preso in considerazione, ripartire sarà comunque complicato. Se si dovesse ricominciare sotto emergenza, dovremo capire con quali protocolli e avremo bisogno di una nuova preparazione atletica, parlo della prima squadra perché non sarei d’accordo a far ripartire il settore giovanile finché tutta l’emergenza non sarà chiusa. Viceversa ricominciare dopo un lunghissimo stop chiederà di oliare tutti i meccanismi. La nostra società è solida, senza debiti e con una organizzazione che ha sempre funzionato, ma siamo sempre meno persone, il problema sono le risorse umane, speriamo che quando si ripartirà, la passione per il calcio possa avvicinare altri amici all’Orvietana in tutti i settori”.
Si aspetta degli aiuti?
“Non parlerei di aiuti, ma di attenzione. Ho sempre sottolineato l’importanza sociale di una società di calcio nel territorio. Ma sembra che le varie amministrazioni che si sono ultimamente succedute la abbiano sempre trascurata. Io non voglio bene solo all’Orvietana calcio, ma a Orvieto e al suo territorio, il mio mestiere è un altro, io non faccio l’imprenditore sportivo. Eppure anche leggendo il bando sulla gestione dello stadio, quello si richiede, ovvero di prendere in gestione tutto e farlo fruttare come un’impresa, concetto giusto, ma non è il mio mestiere, non ho l’organizzazione per fare questo, quindi non credo che parteciperò. Ma non bisogna solo pensare al bando, qua bisogna mettersi intorno ad un tavolo e capire quanto sia importante che, appena possibile, tutto riparta prontamente, i ragazzi possano tornare ad allenarsi e giocare, dai bambini dei primi calci a chi si sta affacciando per la prima volta alla prima squadra, ai tecnici che li guidano e a chi ancora vuole passare qualche pomeriggio di svago a seguirli in campo, ma sono anni che non ricevo interesse da questi punti di vista. Non si pensi che basti indire un bando e poi tutto si risolva da solo, se non è chiara l’importanza sociale di ciò che facciamo, inutile parlare di altro”.