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Il Fiorucci – pensiero: “Non si riparta prima che l’emergenza sia superata”.

“ma se si riparte dovremo essere pronti”. Nella famiglia biancorossa stanno tutti bene, questo l’unico aspetto che conta secondo il Tamba.

Ne aveva viste tante Silvano Fiorucci nella sua carriera da calciatore ed allenatore, ma una situazione del genere non ha ovviamente precedenti nemmeno nella sua lunga esperienza. Con tre familiari che lavorano in ospedale poi il Tamba vive ancor più da vicino l’emergenza di questi giorni.

Anzi tutto come passi il tempo?

“In casa, al massimo nel mio giardino o qualche minuto passeggiando nei dintorni quando devo uscire con il cane. Chiaro che a volte è dura, ma pensando a cosa sta provando tanta gente che soffre, non possiamo lamentarci. Ho familiari che lavorano in ospedale, che sono negativi, ma che mi fanno capire bene la gravità di quello che sta succedendo”.

Proviamo a parlare di sport, il programma di allenamenti personali dei primi giorni procede?

“Certamente. Il preparatore Jacopo Cappelletti, ci manda in continuazione i suoi programmi, riveduti e corretti per la particolare situazione, che i calciatori, nel limite delle sacrosante restrizioni a cui tutti dobbiamo sottostare, riescono a portare avanti. Ci vediamo quotidianamente in video chat, 5 alla volta, controllo che tutti stiano bene e continuino ad allenarsi. La cosa più importante è che stiamo tutti bene”.

Si potrebbe tornare a giocare tra diverse settimane, magari a ritmi serrati di una partita ogni tre giorni, con la possibilità di finire in estate, ma ci sta anche l’ipotesi che la stagione non finisca.

“Due cose devono essere chiare, anzitutto non si deve ripartire finché non ci sta assoluta certezza che l’emergenza sia finita, ma poi, se si riparte, dobbiamo farci trovare pronti. Tutto ha un inizio e una fine, ma non sappiamo quando sarà. In queste situazioni estreme si vede chi è più intelligente, per come le affronta, per come le supera e per come si comporta dopo. Nello sport siamo abituati a lottare, ma qui bisogna combattere rimanendo fermi, non è facile. Come ho sempre detto anche durante una partita, ci sono momenti in cui bisogna essere martelli e altre dove bisogna essere incudini e prendere le martellate, succede durante i 90 minuti, succede anche nella vita”.

Per girare pagina prima possibile dobbiamo rinunciare a parte della nostra libertà, dobbiamo capirlo tutti.

“Ho sentito tante voci, alcune condivisibili, altre assurde. Anche chi ragiona solo in termini economici dovrebbe ricordare che costa più un malato in terapia intensiva che fare tamponi agli asintomatici, abbiamo piani antiatomici, ma rimaniamo inermi davanti a un virus. Eppure c’è chi ha detto che gli Italiani hanno trovato il modo per non fare niente. Ci si doveva fermare prima, ma è mancato coraggio, in questo condivido le parole di Damiano Tommasi. Ricordo che ero a cena con il presidente Biagioli quando arrivò la notizia che in Cina stavano costruendo ospedali in poche ore, la cosa ci preoccupò, era un chiaro segnale di allarme, ma evidentemente non per tutti”.

La speranza è di rivederci presto dal vivo.

“Siamo un popolo che le ha passate tante e ce la faremo anche questa volta, pensiamo a combattere questa pandemia, poi avremo modo anche di tornare a parlare di calcio”.

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